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Paolo Villaggio, nato a Genova il 30 dicembre 1932. Con la sua dissacrante e grottesca ironia, è stato uno dei primi attori brillanti in Italia che, attraverso la satira, è riuscito a far riflettere sui problemi della nostra società. Il suo nome è legato indissolubilmente alla figura del ragionier Ugo Fantozzi, la sua creatura cinematografica più fortunata.
Frequenta il liceo classico “Andrea Doria” (quasi un segno del destino in fatto di tifoseria, dato che Paolo Villaggio è da sempre tifoso della Sampdoria), suo compagno di classe è l’ex Presidente FIAT Paolo Fresco. Dopo gli studi attraverserà diverse esperienze lavorative, dal cameriere allo speaker della BBC, da cabarettista a intrattenitore su navi da crociera, insieme all’amico Fabrizio De André, dal teatro al lavoro impiegatizio presso la Cosider: è proprio a questa esperienza lavorativa che Paolo Villaggio si ispira per la creazione del personaggio del ragioner Ugo Fantozzi, chiaramente autobiografico, che in seguito lo renderà popolarissimo.
Nel 1971 la casa editrice Rizzoli pubblicherà il libro “Fantozzi”, che raccoglie proprio questi racconti, dando a Paolo Villaggio notorietà internazionale. Il successo dei suoi best-seller (ne scriverà tre, tutti editi dalla Rizzoli), gli darà l’opportunità di darsi al cinema con successo e profitto. Il personaggio riscuote un enorme successo, anche nell’Europa orientale ed in Unione Sovietica, dove Villaggio vince il premio Gogol come “miglior scrittore in cirillico”, un successo ancora attuale tanto che la celebre sentenza sul film La corazzata Potëmkin (“è una cagata pazzesca!!”) fa parte della memoria del pubblico russo. Del resto l’attore ha una discreta somiglianza con il collega ora lituano Donatas Banionis, uno dei maggiori interpreti dell’allora cinema e teatro sovietico, noto in Italia come il protagonista di Solaris di Tarkovskij (1972). L’esternazione del personaggio ha fatto sì che di fatto la pellicola non venisse più riprodotta nei cineforum aziendali (proprio come quelli che il grande ragioniere era costretto a seguire) ed in quelli parrocchiali.
Per la verità, Villaggio aveva già lavorato in alcuni film (si ricordi, per tutti, Brancaleone alle crociate di Mario Monicelli del 1970), ma solo con il celebre film Fantozzi di Luciano Salce nel 1975 incomincerà ad essere apprezzato anche in questo campo. Ne seguiranno tanti altri, ben 9 sul personaggio del mitico ragioniere (uno di Salce oltre al primo già citato, sette di Neri Parenti ed uno, l’ultimo, di Domenico Saverni). Grazie al grande successo dei film sono entrate nel bagaglio lessicale dell’italiano medio espressioni come “Mi si sono incrociati i diti“, “Come è umano lei“, oltre agli aggettivi “fantozziano” e all’espressione “Alla Fantozzi“, sorte per indicare esperienze, atteggiamenti o situazioni nati male e finiti peggio.
Fantozzi rappresenta l’italiano medio degli anni settanta, medio-borghese, con uno stile di vita semplice (niente laurea, lavoro da impiegato, casa in equo canone, ecc.) che mette davanti alla macchina da presa le ansie e le “perversioni” di un’intera classe di lavoratori: in tutti gli uffici, per esempio, è esistita una seduttrice un po’ doppiogiochista come la “signorina Silvani”, un capo esigente o un collega arrivista, molti sono andati in giro su una vecchia utilitaria come la Bianchina di Fantozzi, ma soprattutto tutti abbiamo pensato di essere dei perseguitati dalla sfortuna. Negli ultimi film su Fantozzi, a partire da Fantozzi va in pensione, del 1988, passando per Fantozzi in paradiso fino a Fantozzi 2000, la clonazione, il tema comico è sovente affiancato da un fosco pessimismo, che sfocia spesso in veri elogi della morte e della malattia.
Villaggio ha recitato, ma non sempre con abilità e fortuna, in moltissime commedie cinematografiche, interpretando personaggi molto simili a Fantozzi. A volte, uscendo dalla routine delle sue creazioni, ha lavorato con maestri del cinema quali Federico Fellini (nel 1990 con La voce della Luna, insieme a Roberto Benigni), Lina Wertmuller (nel 1992 con Io speriamo che me la cavo), Ermanno Olmi (nel 1993 con Il segreto del bosco vecchio, tratto dall’omonimo romanzo di Dino Buzzati), Mario Monicelli (nel 1994 con Cari fottutissimi amici e nell’intramontabile Brancaleone alle Crociate) e Gabriele Salvatores (nel 2000 con Denti). Nel 1977 interpretò la parte di un emigrante di ritorno in Italia, ne Sistemo l’America e torno di Nanni Loy, film di amara denuncia, sotto il velo della comicità, dell’Italia degli Anni ’70. Villaggio ha interpretato anche il ruolo di Giandomenico Fracchia, un personaggio simile allo sventurato Fantozzi, nelle pellicole Fracchia la belva umana (1981) e Fracchia contro Dracula (1985).
Tra i numerosi premi cinematografici ricevuti da Paolo Villaggio, vale la pena ricordare il David di Donatello conquistato nel 1990, il Nastro d’Argento nel 1992 e il Leone d’Oro alla carriera nel 1992.
In tutti questi anni non è tuttavia cessata la sua attività di scrittore: ha continuato a far pubblicare libri di buon successo con regolarità, cambiando però editore nel 1994 (è infatti passato dalla Rizzoli alla Mondadori). Per quest’ultima ha pubblicato Fantozzi saluta e se ne va (1994–1995), Vita morte e miracoli di un pezzo di merda (2002), 7 grammi in 70 anni (2003) e Sono incazzato come una belva (2004), prima di tornare a pubblicare con la Rizzoli Gli fantasmi nel 2006.
Tutti lo ricordiamo come attore di cinema e scrittore, ma è stato anche un buon attore di teatro: sotto la regia di Giorgio Strehler ha infatti interpretato in teatro il ruolo di Arpagone nell’Avaro di Molière nel 1996, mentre dalla stagione teatrale 2000-2001 ha più volte portato in scena il monologo autobiografico “Delirio di un povero vecchio”. Sempre nel 1996, ha anche condotto il tg satirico Striscia la notizia insieme a Massimo Boldi. Più recentemente ha partecipato alla fiction televisiva Carabinieri, in cui interpreta Giovanni, un professore che ha perso la memoria che spesso collabora nella risoluzione dei casi con le forze dell’ordine. Ma i ruoli più importanti alla televisione sono il già citato Quelli della domenica e il varietà in quattro puntate Giandomenico Fracchia, trasmesso con enorme successo nell’autunno del 1975 sul Programma Nazionale. Dal 2007 porta in scena Serata d’addio, un monologo costituito in 3 atti; tratti da Il fumo uccide ispirato a Il tabacco fa male di Anton Cechov, Una vita all’asta ispirato a Il canto del cigno sempre di Anton Cechov e L’ultima fidanzata ispirato a L’uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello. Rivisitati nel suo stile, si fondono forte drammaticità e sorrisi.
Ma Villaggio è stato anche doppiatore: è stato infatti la versione italiana della voce del neonato di Senti chi parla (quella dell’originale era Bruce Willis) e Senti chi parla 2 ed ha fatto anche da narratore nella versione italiana del film comico Ma che siamo tutti matti?.
È stato, inoltre, co-autore della canzone Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, ballata storico-satirica portata al successo da De André nel 1970.
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana
— 2 giugno 1995. Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri.[2]
Suo fratello gemello Piero Villaggio è nato a Genova, città nella quale si è laureato in Ingegneria nel 1957. Dal 1966 è professore ordinario di Scienza delle Costruzioni nell’Università di Pisa; inoltre, dal 1982 tiene un corso di Idrodinamica Classica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Da molti anni tiene anche un corso di Equazioni Differenziali della Fisica Matematica nell’ambito del locale Dottorato in Ingegneria delle Strutture, e, dal 2000, insegna Calcolo delle Variazioni per il corso di laurea in Ingegneria Aerospaziale. È membro dell’Accademia dei Lincei dal 1998.
Fonti testuali: Wikipedia
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