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Nella biografia di Ugo Fantozzi, si presenta un personaggio letterario e cinematografico italiano. Ideato e interpretato dallo scrittore e attore Paolo Villaggio, le cui storie sono narrate in una fortunata serie di racconti e di film scritti e interpretati dallo stesso Villaggio.
Villaggio esordisce in televisione nel 1968 nella trasmissione “Quelli della Domenica“, nei panni del personaggio, protagonista di sketch nei quali racconta storie umoristiche, con un lessico particolare e caratteristico del personaggio fondato sull’iperbole. Infatti, il personaggio stesso è un’iperbole vivente. Un eccesso, la cui umanità è sopraffatta dalle immani disgrazie da cui viene investito e a cui non reagisce minimamente.
La mediocrità con la quale viene descritto il personaggio, che con il tempo diventa l’emblema dell’uomo sopraffatto, sfocia inevitabilmente in una rappresentazione delle sue volgarità. Volgarità intese come istinti più bassi: rutti, turpiloquio, atteggiamenti negativi (come il servilismo), che lo rendono comico e allo stesso tempo tragico. Un’altra caratteristica è quella di sottomettere a tutti e di scusarsi continuamente. Il comune denominatore di tutte le vicende vissute dal personaggio è la totale inerzia innanzi al destino, l’impossibilità di poter controvertere la sorte avversa.
Il suo primo libro da protagonista (1971) ha venduto oltre un milione di copie. Similmente, il primo film della serie cinematografica (1975) fu campione d’incassi del biennio 1974-75 ed è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare. Successo bissato l’anno successivo dal secondo capitolo (1976). Per i quarant’anni dall’esordio del personaggio al cinema, nel 2015, i primi due film sono stati restaurati e nuovamente riproposti nelle sale.
In conclusione, il personaggio, nato come raffigurazione dell’uomo inetto e sfortunato vittima della prepotenza, è entrato nell’immaginario collettivo per la sua grottesca attitudine alla sudditanza psicologica verso il potere. Un esempio di uomo medio vessato dalla società e alla continua ricerca di un riscatto, «Il prototipo del tapino, ovvero la quintessenza della nullità», come lo definì lo stesso Villaggio.
Fonti testuali: Wikipedia
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